La Terapia Cognitivo-Comportamentale per i Disturbi d’Ansia

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) è la terapia più comunemente utilizzata per i disturbi d’ansia (disturbo di panico e agorafobia, ipocondria, fobia specifica, fobia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo).

Per sistema cognitivo si fa riferimento a tutte le funzioni che ci permettono di elaborare i pensieri e al contenuto dei pensieri stessi. La premessa alla base della Terapia Cognitivo-Comportamentale è che uno stato di sofferenza derivi dall’interpretazione personale dei singoli eventi. I comportamenti conseguenti queste interpretazioni contribuiscono a mantenere il problema.

“Non appena inizio a parlare al pubblico, spero che la mia mente e la mia voce funzionino appropriatamente, cioè che io non perda il mio equilibrio e che ogni altra cosa funzioni. Ma poi il cuore comincia a battermi forte, sento la pressione salire nel petto come se fossi lì lì per esplodere, la lingua gonfia e pesante, la mente si annebbia e diventa vuota. Non riesco a ricordare quello che ho appena detto o quello che stavo per dire. Poi mi sento soffocare. Riesco a malapena a emettere qualche parola. Il mio corpo oscilla, le mie mani tremano. Inizio a sudare e mi sembra di cadere dalla pedana del palco. Mi sento terrorizzato e penso che probabilmente perderò la mia reputazione”

Da questo brano ci accorgiamo come in un episodio di ansia e panico venga coinvolto praticamente tutto l’organismo: il sistema fisiologico (sudorazione, tremore, tachicardia), il sistema cognitivo (“perderò la mia reputazione”), il sistema emotivo (ansia, panico, paura), il sistema comportamentale (inibizione nel parlare).

Nella Terapia Cognitivo-Comportamentale, terapeuta e paziente lavorano insieme per identificare i pensieri disfunzionali e irrazionali che influenzano lo stato emotivo di disagio (“probabilmente perderò la mia reputazione”).
L’obiettivo è sostituirli con pensieri più funzionali e realistici che riducano l’intensità dell’ansia e migliorino le strategie di gestione del problema (strategie di coping).
I pensieri irrazionali, inoltre, favoriscono la messa in atto di comportamenti protettivi  e di evitamenti (“non parlerò in pubblico”) che mantengono ed intensificano l’ansia rinforzando i pensieri irrazionali e la paura. Infatti, evitare di esporsi pubblicamente  rinforza la convinzione di poter stare male e compromettere la propria reputazione,  non permettendo alla persona di sperimentare la possibilità che questo possa non succedere.

Sintomi fisici. Uno dei primi passi è aiutare la persona a comprendere che i sintomi fisici sgradevoli che accompagnano l’ansia non sono pericolosi ma sono solo una conseguenza dello stato di preoccupazione. Questa consapevolezza aiuta ad interrompere il circolo vizioso dell’ansia evitando il peggioramento delle sensazioni fisiche spiacevoli. Molto utile è anche l’apprendimento di tecniche di gestione dell’ansia per poter fronteggiare le spiacevoli sensazioni fisiche.

I pensieri. E’ fondamentale aiutare la persona a riflettere sui pensieri legati alle situazioni che provocano ansia e a valutare quanto queste preoccupazioni siano realistiche e realmente minacciose. Le credenze e le convinzioni disfunzionali vengono modificate attraverso un processo empirico mettendo in discussione i contenuti di pensiero, esaminado le contro-evidenze, cercando spiegazioni alternative, utilizzando strategie per combattere gli errori cognitivi.

Azioni e comportamento. Gradualmente si accompagna le persona a ridurre le “situazioni” evitate a causa del timore di provare ansia e panico. Le situazioni da gestire vengono concordate insieme, iniziando da quelle che sono maggiormente sostenibili per la persona per passare via via a quelle più “paurose”. L’esposizione facilita la consapevolezza della percezione soggettiva della minaccia e migliora il senso di autoefficacia.

I nostri pensieri ed i nostri comportamenti influenzano le nostre emozioni.

terapia cognitivo-comportamentale

 

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